Su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, la Polizia ed i carabinieri del Ros hanno eseguito cinque provvedimenti di fermo in riva allo Stretto e in Trentino-Alto Adige nei confronti di presunti elementi di vertice, luogotenenti e affiliati alla cosca Serraino della ‘ndrangheta.
Tra gli arrestatati con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso c’è Seby Vecchio, poliziotto ed ex assessore comunale reggino. Contestualmente la Dda di Trento ha condotto un’operazione denominata ‘Perfido’ che ha consentito ai carabinieri di accertare l’esistenza e l’operatività di una locale di ‘ndrangheta con influenza sull’intera provincia trentina.
Il processo di insediamento della ‘ndrangheta nella Val di Cembra in Trentino è collocabile tra gli anni 80 e 90 del secolo scorso, verosimilmente poiché attratta dalla ricca industria legata all’estrazione del porfido.
Le attività, che si sono sviluppate a partire dal 2017 ed hanno impegnato le varie articolazioni del ROS presenti sul territorio nazionale, hanno inoltre consentito di definire:
- ruoli e funzioni degli affiliati all’interno della Locale trentina, al cui vertice è posto MACHEDA Innocenzio coadiuvato dagli altri esponenti di rilievo identificati in AMBROGIO Domenico, dai fratelli BATTAGLIA Pietro e Giuseppe, da MORELLO Domenico e da COSTANTINO Demetrio, tutti imprenditori nel settore del porfido e dell’edilizia;
- gli assetti della Locale di Cardeto (RC) il cui vertice è stato individuato prima in ARFUSO Saverio e successivamente in FALLANCA Antonino, legato alla cosca “SERRAINO”;
- i costanti rapporti tra le due Locali, nelle persone dei Capi Locale,per la trattazione di problematiche associative e per la programmazione di attività illecite;
- il ruolo dell’associazione Magna Grecia che, formalmente centro di aggregazione culturale, è stata utilizzata come luogo di riunione dei sodali e strumento per la raccolta di fondi da destinare al sostentamento dei compartecipi arrestati.
Eseguito anche un decreto di sequestro di beni mobili e immobili, nonché rapporti bancari per un controvalore di 1.500.000 €, riconducibili ai soggetti destinatari del provvedimento cautelare emesso dal Tribunale di Trento.