ACCUSE NON REGGONO IN APPELLO: EX SINDACO DI RIACE CONDANNATO A UN ANNO E 6 MESI

La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha condannato l’ex sindaco di Riace Domenico Lucano a un anno e sei mesi di reclusione.

Si conclude così il secondo capitolo giudiziario scaturito dall’inchiesta “Xenia” condotta dalla Guardia di Finanza nata dall’accusa di aver utilizzato i fondi destinati all’accoglienza dei migranti per “trarre vantaggi personali”.

Imputati davanti ai giudici della Corte d’appello di Reggio Calabria, (presidente Elisabetta Palumbo, giudici relatori Davide Lauro e Massimo Minniti) Lucano e altre 17 persone.

In primo grado il Tribunale di Locri aveva condannato Lucano a 13 anni e 2 mesi di reclusione mentre la Procura generale, nel processo di appello, aveva chiesto per lui una condanna a 10 anni e 5 mesi.

L’ex sindaco di Riace era accusato di truffa aggravata, associazione per delinquere, peculato, falso e abuso d’ufficio. Tutti reati caduti in appello, tranne un falso in relazione ad una delibera del 2017. Assolti tutti gli altri 17 imputati del processo che, in primo grado, erano stati giudicati colpevoli.

Lucano non era in Tribunale ad attendere la sentenza.

IL COMMENTO DI LUCANO

E’ la fine di un incubo che in questi anni mi ha abbattuto tanto, umiliato, offeso. E’ la fine di incubo che per anni, ingiustamente, mi ha reso agli occhi delle gente come un delinquente. Lucano è stato attaccato, denigrato e accusato, anche a livello politico e non solo, quindi, giudiziario, per distruggere il ‘modello Riace’, la straordinaria opportunità creata per accogliere centinaia di persone che avevano bisogno e per ridare vita e ripopolare i centri della Calabria. A questo punto spero che pure la Rai si ricreda e mandi in onda la famosa fiction girata con Fiorello a Riace. Essendo anche io un comune e mortale essere umano è probabile che in questa vicenda abbia commesso degli errori ma di un aspetto, in particolare, sono sicuro, molto sicuro e convinto: ho sempre agito con l’obiettivo e la volontà di aiutare i più deboli e di contribuire all’accoglienza e all’integrazione di bambini, donne e uomini che fuggivano dalla fame, dalla guerra, dalle torture. Un grande grazie, comunque lo voglio rivolgere, in particolare, ai miei avvocati, al compianto Antonio Mazzone, a Pisapia e Daqua, non miei legali ma miei fratelli, uomini e professionisti che hanno capito sin da subito di avere di fronte un innocente“.

IL COMMENTO DEI DIFENSORI DI LUCANO, GLI AVVOCATI ANDREA D’ACQUA E GIULIANO PISAPIA

“Oggi è una bella pagina per la giustizia italiana – ha commentato così l’avvocato Andrea Daqua. È stata una bella vittoria, una soddisfazione per lui perché non abbiamo mai dubitato della sua innocenza, della sua onestà morale e intellettuale. Un anno e sei mesi con pena sospesa è una stupidaggine – ha detto Giuliano Pisapia. L’importante è che Mimmo Lucano è stato riconosciuto che ha fatto tutto per il bene dell’umanità, per il bene di chi ha bisogno. Non ha fatto nulla per sé stesso. Poi piccoli errori ognuno li può fare. Quello che è importante è che Lucano è stato considerato dalla Corte d’Appello come uno che ha sempre lavorato per gli altri, mai per sé stesso. La pena è stata ridotta così tanto – ha concluso Daqua – perché siamo stati in grado di dimostrare l’abnormità del giudizio di primo grado. Gli errori e le valutazioni scorrette erano evidenti. La Corte d’Appello ha saputo prenderne atto. L’associazione a delinquere è caduta perché non è mai esistita. È caduto tutto il castello accusatorio. È finito ‘l’accanimento non terapeutico’ a cui è stato sottoposto Lucano”.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *